Energia geotermica più sicura con i supercomputer

Rolf Krause, Professore ordinario dell’USI e direttore dell’Istituto di scienza computazionale (ICS)
Rolf Krause, Professore ordinario dell’USI e direttore dell’Istituto di scienza computazionale (ICS)

Servizio comunicazione istituzionale

23 Novembre 2020

Rendere più sicura l’energia geotermica utilizzando le simulazioni di un supercomputer. È l’obiettivo che si prefigge il progetto di ricerca FASTER (Forecasting and Assesing Seismicity and Thermal Evolution in Geothermal Reservoirs) che vede coinvolti l’Università della Svizzera italiana (USI), il Servizio Sismico Svizzero (SED), l'ETH Zürich e il Centro nazionale svizzero di calcolo scientifico (CSCS) e che è stato oggetto di approfondimento della Neue Zürcher Zeitung (leggi articolo).

Nel quadro della Strategia energetica svizzera 2050 del Consiglio Federale la produzione di elettricità rinnovabile, proveniente dall’energia geotermica, occupa un ruolo rilevante. Tuttavia, in Svizzera, non esiste ancora alcuna centrale elettrica in grado di produrre elettricità dal calore delle profondità della terra. Questo perché le perforazioni di prova in passato hanno causato vibrazioni così forti da essere percepite dalla popolazione in superficie. Proprio la preoccupazione derivata dalla sismicità indotta, cioè i terremoti innescati dall’attività umana, ha impedito ulteriori esplorazioni su suolo elvetico. 

La situazione però potrebbe cambiare: da luglio 2020 infatti i ricercatori del Servizio Sismico svizzero (SED) e dell'ETH Zürich stanno lavorando con l'Università della Svizzera italiana (USI) e il Centro nazionale svizzero di calcolo scientifico (CSCS) per sviluppare un processo che utilizzerà i supercomputer al fine di rendere più sicura l’energia geotermica. Il progetto denominato FASTER, coordinato da Rolf Krause, Professore ordinario dell’USI e direttore dell’Istituto di scienza computazionale (ICS) e da Thomas Driesner, Professore presso l'Istituto di geochimica e petrologia all'ETH Zürich, parte dall’idea centrale di stimare in modo affidabile la probabilità di terremoti artificiali già durante la stimolazione idraulica della roccia – ossia quando vengono aperte le crepe nella pietra – con tempistiche che consentano di reagire velocemente per evitare questi eventi sismici. L’operazione necessita di un’imponente capacità di calcolo e ha richiesto l’aiuto degli ingegneri che gestiscono il supercomputer del Centro nazionale di calcolo scientifico (CSCS) di Lugano, in Ticino. Secondo i ricercatori questo programma di simulazione ha il compito di prevedere i possibili terremoti sulla base della natura del substrato roccioso, passando anche attraverso numerose “varianti virtuali”. In questo modo si mira ad identificare gli scenari che riproducono le sequenze sismiche e riflettono le condizioni reali nel sottosuolo.

Per maggiori informazioni potete visitare la pagina dedicata al progetto (link qui).