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Sensori biometrici 3D al posto delle password

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Servizio comunicazione istituzionale

1 Febbraio 2016

Prof. Michael Bronstein e Jan Svoboda, Facoltà di scienze informatiche

Da tempo il cinema solletica il nostro immaginario con strumenti tecnologici legati alla sicurezza sempre più sofisticati e avveniristici, che spaziano dalla scansione dell’iride a quella del timbro vocale; il grande schermo racconta di spie ed eroi che passano con più o meno disinvoltura attraverso sistemi di sorveglianza sempre più complessi ed evoluti. La realtà – purtroppo – risulta ancora parecchio lontana da questo genere di fantasie. Finora le tecnologie biometriche hanno fatto affidamento su sensori non in grado di identificare casi di infrazione “dal vivo”. Un esempio: un intruso può facilmente eludere i controlli presentando letteralmente una fotografia stampata del volto che il sistema reputa abilitato a passare.

L’utilizzo della tecnologia 3D rende molto più difficile falsificare le propria identità, richiedendo la produzione di una maschera geometricamente molto accurata del volto nel quale si intente immedesimarsi. La tecnologia 3D non è stata fino ad ora utilizzata principalmente per ragioni di costi e di dimensioni dei dispostivi necessari, ma gli enormi progressi fatti ne hanno ridotto radicalmente i prezzi e le misure. Nel progetto presentato al CeBIT di Hannover nel 2016 facciamo ricorso proprio ad una telecamera già utilizzata da diversi dispostivi Intel, la RealSense F200, che date le piccole dimensioni ben si presta ad un utilizzo anche su dispostivi di piccole dimensioni, come quelle del computer portatile scelto. Si tratta – per inciso – di una telecamera che conosciamo bene, in quanto frutto di un brevetto sviluppato insieme ad altri colleghi e che in un prossimo futuro sarà utilizzato in numerose applicazioni multimediali di Intel.

In questo senso il progetto punta a colmare l’esistente lacuna tra la ricerca e l’industria, dimostrando come una normale telecamera 3D – corredata del giusto software da noi programmato – si presti senza problemi a fornire applicazioni di tutto rispetto nel settore del riconoscimento biometrico legato alle caratteristiche degli arti superiori. In cosa consiste il nostro progetto: immaginate di aprire il vostro portatile e – invece di dover inserire una password usando la tastiera e la vostra memoria – di poter accedere ai documenti solo con un semplice cenno della mano, proprio come se steste salutando qualcuno di conosciuto.

Questo risultato è reso possibile dall’intreccio di algoritmi capaci di far riconoscere all’hardware in modo molto preciso i dettagli, le molte piccole differenze della geometria di base di una mano. Un simile sistema è stato fino ad ora oggetto di studi di laboratorio, ma non ha mai preso piede dal punto di vista commerciale. Quando lo sarà – è questione di tempo – potrà essere utilizzato in molti contesti, dalle banche agli aeroporti fino ad applicazioni in ambito forense. La scansione digitale di come siamo fatti, ovvero la biometria, apre porte inesplorate nel delicato settore della sicurezza, ponendo ancora una volta l’informatica a mediare tra noi e il fluire delle nostre vite.