Uno, due, tre, quattro, via!

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Servizio comunicazione istituzionale

19 Settembre 2022

L’inizio di un anno accademico è un’opportunità preziosa per ripensare al senso stesso dell’impresa accademica. Alla sua natura più autentica. L’università è quell’istituzione in cui si conservano, ampliano e trasmettono saperi rilevanti per il bene di una società.
Che cosa significa? Vediamolo in quattro passi.

 

Uni(versi)

È un’istituzione nata quasi perfetta nell’Europa medievale, che si è conservata in modo stabile lungo i secoli e attraverso i continenti, basata su una straordinaria “fede nella ragione” –  come l’ha chiamata Rodney Stark [1] – nella capacità cioè della nostra intelligenza di conoscere il reale. È anche, se vogliamo approcciarla con le lenti della sostenibilità, una delle istituzioni più sostenibili: perché capace di durare nei secoli e perché focalizzata sui bisogni delle generazioni future.

È, da un altro punto di vista, uno dei “lussi” maggiori che una società può permettersi. Proviamo a fare un esperimento mentale: pensiamo a un’economia di sussistenza, in cui tutti, se vogliamo sopravvivere, dobbiamo coltivare la terra. Una ragazza del nostro villaggio si apparta sotto un albero, all’ombra. Ci avviciniamo incoraggiandola in modo burbero a raggiungere il resto del gruppo, che zappa sotto il sole. E lei, per tutta risposta, ci dice: “Lasciatemi pensare: le mie riflessioni serviranno a tutti voi”. “Per che cosa?” rispondiamo increduli e un po’ scocciati. “Potrebbero condurre a scoprire nuovi sistemi di coltivazione, magari a inventare il trattore, oppure a promuovere una società più sana, saggia, giusta e felice…”. L’università è questo: una grande scommessa sul futuro, una delle imprese più rischiose – se alla fine non avesse alcuna idea geniale? – e insieme più intellettualmente entusiasmanti che l’umanità abbia escogitato. Università come “via per il futuro”, come l’USI scrive nella Charta che raccoglie ed esprime i suoi principi fondamentali.

Le università nascono come l’insieme, universitas, di persone – studenti/esse e professori/esse – che si legano liberamente in ragione della loro comune passione per il sapere. Ed è nata, allo stesso tempo, universale: sia perché non esclude alcun sapere e ne ricerca le connessioni profonde, sia perché non ha confini geografici. Questo fu assolutamente chiaro fin dalla Dieta di Roncaglia, alla metà del XII secolo, che riconobbe il diritto di muoversi in libertà e sicurezza a studenti e docenti.

Ecco il primo passo, a sottolineare la sua uni(versi) sociale, cognitiva e geografica.

Nelle prossime righe, vorrei fare tre passi ulteriori, presentando due modalità d’insegnamento, tre missioni e quattro tipi di studenti.

 

Due modalità d’insegnamento

L’insegnamento e apprendimento universitario si sono articolati fin dall’origine attorno a due modalità principali: la lectio e la disputatio. Nella prima, il professore leggeva un testo fondamentale e lo commentava, mentre gli studenti lo copiavano e annotavano a margine, nelle glossae, i commenti. Non esisteva ancora la stampa, e questo era il modo più efficiente per riprodurre un testo.

La disputatio invece era un dialogo il cui processo era gestito dagli studenti, che chiedevano al professore di un tema particolare, o su tutta la disciplina (quodlibeta).

La nascita della stampa e la diffusione di libri e riviste hanno reso più facilmente accessibili i testi, e sottolineato che l’università ha il compito di rendere pubblico il sapere, attraverso, appunto, le pubblicazioni. D’altro lato, hanno però sbilanciato la relazione fra studenti e docenti verso la lectio, lasciando progressivamente da parte la disputatio… Se la riflessione contemporanea sta recuperando la dimensione dialogica dell’insegnamento, è pure necessario recuperare l’equilibrio fra la ricerca, documentata nelle pubblicazioni, e l’insegnamento vivente, che va ben oltre la loro mera riproduzione orale. Abbiamo incontrato fin qui due delle tre missioni principali di un’università.

 

Tre missioni

L’universitas di studenti e docenti, appassionati del sapere, si articola anzitutto come (i) luogo d’Insegnamento (lectio) e di dialogo (disputatio), come abbiamo visto più sopra.

Non si tratta solo della trasmissione di un sapere già noto, ma (ii) dell’elaborazione di nuovi saperi, di una costante Ricerca intesa a conoscere in modo più adeguato, più profondo ed esteso.

Insegnamento e Ricerca sono poi intesi come (iii) Servizio al bene comune delle società che sostengono l’università, e dell’umanità nel suo insieme.

Si tratta, a ben vedere, di tre declinazioni complementari di un atto di responsabilità: (i) verso le nuove generazioni, che chiedono d’imparare e di prepararsi al meglio per il futuro; (ii) verso la realtà, che chiede di essere incontrata e studiata secondo verità, con rispetto e passione; (iii) verso la comunità sociale nel suo insieme, che chiede di essere supportata nel suo sviluppo sostenibile.

 

Quattro tipi di studenti

Un recente studio, pubblicato dalla prestigiosa MIT Press, ci fa comprendere quali siano le ragioni che guidano gli studenti nel vivere l’esperienza universitaria, e ci può aiutare a rivedere numerosi aspetti visti fin qui [2]. Propone quattro tipi.

Il primo è quello degli studenti inerziali, che vanno all’università perché non sanno che altro fare…

Il secondo è quello degli studenti transazionali, interessati a conseguire un diploma e ad assicurarsi una carriera di successo.

Il terzo è quello degli studenti esplorativi, desiderosi d’incontrare nuove discipline, di sperimentare nuove attività e di conoscere nuove persone. È a questo livello, in particolare, che la dimensione internazionale di un’università acquisisce importanza, costituendo un microcosmo in cui fare esperienza del mondo.

Il quarto tipo è quello degli studenti trasformativi, pronti anzitutto a cambiare sé stessi per incontrare in modo più pieno la verità. Quelli che vivono insegnamento e ricerca come una vera e propria Cerca e che, magari, insieme ai due tipi precedenti saranno capaci di cambiare un po’ la società…

Auguro a me stesso, a tutte e tutti voi di essere, almeno un po’, come questi ultimi.

Buon anno accademico 2022-23!

Lorenzo Cantoni, Prorettore vicario dell’USI

 

 

[1] Stark, R. (2006). The victory of reason: How Christianity led to freedom, capitalism, and Western success. Random House trade paperbacks.

[2] Fischman, W. & Gardner, H.E. (2022). The Real World of College: What Higher Education is and What it Can be. MIT Press. Cfr. anche Gardner, H.E. & Fischman, W. (2021). “Does truth have a future in higher education?”, Studies in Higher Education, 46:10, pp. 2099-2105.

 

Il video dell'intervento del Prorettore vicario Prof. Lorenzo Cantoni