Verso la parità di genere nell'informatica

La Prof.ssa Laura Pozzi
La Prof.ssa Laura Pozzi

Servizio comunicazione istituzionale

21 Giugno 2021

Se credete che i computer e l'informatica siano una prerogativa del mondo maschile, questo articolo non vi riguarda. Certo, è un fatto che il variegato mondo dell’informatica è popolato per lo più da ingegneri e scienziati maschi – non perché siano più idonei o geneticamente predisposti rispetto alle donne. Al contrario. Tuttavia, il numero di donne in questo importante settore d’attività è ancora molto basso. Le ragioni? Molteplici, a cominciare dalla scuola e dal modo in cui le materie scientifiche vengono insegnate – in particolare la matematica – e, soprattutto, da come vengono rese interessanti per i giovani in generale, ragazze e ragazzi.

Nonostante gli sforzi globali degli ultimi 15 anni per ispirare e coinvolgere donne e ragazze nella scienza, attualmente meno del 30% dei ricercatori nel mondo sono di sesso femminile. Inoltre, secondo i dati forniti dall'UNESCO, solo il 30% di tutte le studentesse sceglie di seguire una formazione superiore in campi dedicati alle cosiddette STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics). Per questo motivo, il 22 dicembre 2015 l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione per istituire una Giornata internazionale annuale per promuovere il pieno ed equo accesso e la partecipazione di donne e ragazze alla scienza, nonché l'uguaglianza di genere e la presa di coscienza (empowerment) delle donne. In quell'anno si stavano anche ridefinendo le priorità della comunità globale e sono stati elaborati gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) dell'Agenda 2030, che coinvolge 193 Paesi.

Su questo tema, Laura Pozzi, professoressa ordinaria e Vice Decana della Facoltà di scienze informatiche dell’USI, commenta: "Credo che ci sia una questione di percezione sociale, che porta molte studentesse a evitare o a non scegliere le discipline scientifiche, anche quando sono portate per esse. Se guardiamo quante ragazze e quanti ragazzi sono bravi in matematica nelle scuole superiori, vediamo che entrambi hanno le stesse capacità; quindi, non c'è alcun pregiudizio di genere in termini di rendimento in questa disciplina scientifica di base. Venendo all'informatica, quello che vorrei dire a queste giovani donne è che se sei brava in matematica, allora sarai brava anche in informatica – il fondamento di questa disciplina è, infatti, la matematica e la logica. Tuttavia, le ragazze scelgono spesso altre aree di studio. Di nuovo, è probabilmente una questione culturale o di percezione sociale".

All'USI, con oltre 200 studenti che studiano informatica a tutti i livelli (Bachelor, Master e dottorato), la percentuale di studentesse è piuttosto bassa: a livello di Bachelor raggiunge appena il 10%, mentre al Master si arriva a circa il 20%. Per quanto riguarda il corpo accademico di Facoltà, ci sono attualmente solo quattro professoresse su 30 docenti in totale. "Mi piacerebbe molto che questo cambiasse - dice Laura Pozzi - ma comunque, nella mia carriera in informatica non ho mai avuto problemi di sorta, pur essendo in minoranza. L’atmosfera generale in questa disciplina è molto aperta e solida, almeno secondo la mia esperienza".

Quindi, cosa si può fare per permettere a più donne di prendere in considerazione una carriera nel campo scientifico e tecnologico? Risponde la Prof.ssa Pozzi: "I miei colleghi ed io ci impegniamo in attività per mostrare e spiegare come la nostra disciplina si rivolge sia agli uomini che alle donne. Per esempio, attraverso l'iniziativa Nuovo Futuro, che si svolge in tutta la Svizzera, invitiamo le ragazze delle scuole medie sul nostro campus per imparare cosa significa studiare informatica. Da parte mia, a queste preadolescenti mostro piccoli giochi di logica e matematica. Mostriamo loro anche il nostro laboratorio di robotica, spiegando i principi di base della programmazione, per esempio, per far fare dei movimenti ai robot. L'obiettivo è dimostrare a queste giovani che l'informatica è per tutti, ragazzi e ragazze. Ed è divertente. Inoltre abbiamo delle attività all'interno dell’università stessa. In particolare, io e le mie colleghe ci impegniamo nella costruzione di una comunità tra le donne della Facoltà e gli studenti. Ogni anno, l'11 febbraio, durante la Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza, ci riuniamo per discutere cosa significa essere una donna nel campo dell'informatica. Naturalmente, queste sono donne che, a differenza delle ragazze delle scuole medie, hanno già fatto la loro scelta – tuttavia, credo sia importante creare e favorire una comunità, dato che siamo ancora una minoranza. È qui che nasce la discussione della conciliazione tra lavoro e vita privata, e ciò che trovo molto importante e rilevante è che una carriera in informatica ben si adatta alle donne che desiderano avere una famiglia. Questo è qualcosa che dico sempre alle ragazze delle scuole superiori, anche se capisco che per molte di loro l'idea di avere figli è prematura".

 

In allegato l’intervista completa, in originale inglese, pubblicata su Ticino Welcome n.70 (giugno-agosto 2021), pp. 32-34 (per gentile concessione).